venerdì 24 agosto 2012

Shopping in Milan #5 - Heroine, nuova borsa McQueen

La nuova stupenda borsa firmata Alexander McQueen è sbarcata nei negozi milanesi! Io l'ho vista alla Rinascente in Duomo e quando l'ho notata, con risatine sotto i baffi della commessa che ha notato la mia reazione, ho esclamato in preda all'emozione: "Oddio! La Heroine!".
Mi sono avvicinata (con molto rispetto e adorazione) e l'ho osservata per benino.
Intanto è molto più grande di quanto mi aspettassi, le zip di espansione sono davvero comode, manifattura perfetta. Unica pecca a mio parere: l'apertura. Quella patella incastrata nei manici non è per niente pratica. Devo invece dire che pur essendo un accessorio McQueen è molto lineare e ben sfruttabile in qualsiasi contesto (a differenza delle stupende clutch... utilizzabili solo alla sera e se non ci mettete dentro quasi nulla!). La Heroine è in due grandezze diverse e in alcune varianti di colore e materiale, prezzo a listino del modello piccolo: 1.495 euro! Eccovela qui!

Heroine by Alexander McQueen

dettaglio zip laterale

giovedì 23 agosto 2012

RACCONTO - La scatola dei segreti

LA SCATOLA DEI SEGRETI

Svuotare i mobili di tutte le mie cose e impacchettare per trasferirmi in un'altra casa è un processo lungo e laborioso, eppure in qualche modo mi sembra quasi catartico: ogni anta del mobile della sala diventa una sorpresa, dopo aver tolto le cose che uso di più, quelle che stanno davanti, le inscatolo con cura, poi mi imbatto in oggetti o ricordi di cui avevo perso memoria. La maggior parte vengono buttati direttamente in spazzatura: vecchi regali di Natale che non mi sono mai piaciuti, orrende bomboniere di matrimoni, libri che non ho mai letto, bigiotteria ormai fuori moda. Prendo quasi tutto e con un sorriso me ne sbarazzo perché sto per cominciare una nuova vita in un altro luogo, lontano da qui. Accanto a me ci sono già quattro scatole di roba da portarmi via e due sacchetti da buttare, il mobile è ormai quasi vuoto quando in fondo ad un cassetto, sepolta sotto a fogli e documenti che ho lasciato sparsi, trovo quella che avevo battezzato “la scatola dei segreti”. È una scatola in legno intarsiato a motivi floreali che richiamano un po' lo stile liberty, non molto grossa, probabilmente è stata pensata come portagioie. Appena l'ho vista me ne sono innamorata, ero ad un mercatino delle pulci con mia madre, avevo credo intorno ai quindici anni e l'ho pregata di comprarmela, avevo la sensazione che quell'oggetto mi stesse chiamando. Non avevo nulla di particolare da metterci dentro e non sapevo bene cosa farmene, l'avevo messa sul mio comodino, la osservavo e mi chiedevo cosa mai potessi farne. Dopo qualche giorno ho avuto l'idea: l'avrei usata per custodire i miei segreti. Ero una ragazzina molto solitaria e avevo pochi amici, più che altro delle conoscenze con cui ogni tanto uscivo, facevo un giro e quattro chiacchiere di argomenti senza importanza. Un po' ci soffrivo, tenere sempre tutto dentro senza confidarmi mai iniziava a diventare difficile. Allora ho deciso che ogni volta che mi succedeva qualcosa che io ritenevo “un segreto”, qualcosa che avrei confessato solo ad una migliore amica che invece non avevo, l'avrei scritto su un foglietto e riposto nella mia scatola dei segreti. Periodicamente tiravo fuori tutto, rileggevo e se alcune cose non contavano più nulla per me lo bruciavo, come per depurarmi dalle vecchie memorie. Poi un giorno ho smesso di leggerli e si sono accumulati, dopo alcuni anni ho smesso anche di scriverli, avevo iniziato a fidarmi delle persone e a confidare  i miei pensieri alla mia migliore amica.
Con la scatola in mano e la curiosità di leggere i miei vecchi segreti, mi sono seduta a terra e l'ho aperta.

“Ho rubato della lingerie alla Upim”

Il mio primo segreto mi fa sorridere, mi ricordo di quelle bellissime mutande di pizzo, non avevano l'anti taccheggio e quando le ho provate in camerino erano così belle, così sexy, il mio primo paio di mutande da “adulta” e in contemporanea il mio primo (ed unico) furto. Ricordo ancora il batticuore quando sono uscita e ho passato le porte davanti al tizio della security che mi guardava noncurante.

“Ho fatto sesso senza protezioni, voglio fare il test HIV”

Ricordo che avrei tanto voluto avere qualcuno con cui parlare di questo, ero terrorizzata. Ero alle mie prime esperienze con i ragazzi e quando si arrivava al fatidico momento cruciale io volevo sempre tirare fuori l'argomento “preservativo” ma la gola mi si annodava e le parole non uscivano, quindi o ne parlava lui oppure stavo zitta. La prima volta che l'ho fatto senza protezioni sono andata talmente nel panico che ho giurato che non sarebbe mai più accaduto, fra il terrore di essere incinta o di aver preso qualche malattia. Per fortuna i miei esami del sangue erano tutti regolari. Ripensare a quel momento in cui li ho avuti in mano e ho letto “negativo” mi fa ancora battere il cuore un po' più veloce.

Leggo altri foglietti, la maggior parte sono fatti di cui non ho più alcun ricordo preciso, alcuni mi fanno sorridere leggendoli con gli occhi di me stessa adulta. Eppure in qualche modo tante cose sono ancora ricorrenti dentro di me, le confessioni di tristezza, il senso di inutilità e solitudine, la voglia di condividere i miei pensieri e non riuscirci. Alcuni di questi segreti potrei benissimo averli scritti ieri.
Mi chiedo in fondo nel corso della vita quanto cambiamo davvero. Prendo alcuni fogli, quelli che parlano dei miei stati d'animo e non di fatti veri e propri e me li metto davanti, per terra uno accanto all'altro riconosco una mappa di me stessa, nel passato come oggi, l'essenza delle mie tristezze, delle mie ansie e delle mie paure. Certo, oggi so gestire tutto molto meglio e non faccio più la melodrammatica come facevo da adolescente, almeno non sempre. Però è tutto lì, è tutto ancora in me, come una nera palude che adesso so attraversare con sicurezza, ma che comunque ho sempre sotto i piedi.
Ma adesso che sto cambiando casa, che sto cambiando vita, voglio lasciar andare anche queste vecchie parti di me, perché in fondo non mi servono più e so che sono solo rimasugli di vecchi pensieri e di vecchie esperienze.
Prendo un posacenere e uno ad uno do fuoco a tutti i foglietti e li lascio lì a bruciare, sentendomi più leggera.
La mia scatola dei segreti ora è vuota e ho deciso che verrà con me, cambiando funzione. D'ora in poi sarà la mia “scatola della felicità” e ogni volta che mi sentirò contenta ed appagata lo custodirò qui dentro.
Prendo un foglio e ci scrivo sopra:

“Ho lasciato andare il passato per essere una nuova me stessa”

lo piego, lo metto nella scatola e la chiudo.



domenica 19 agosto 2012

RACCONTO - Scarafaggi


SCARAFAGGI un racconto di Flavia Romanoff

Era una notte buia e tempestosa.
No, non è vero, non lo era e io non sono certo Snoopy quindi non posso cominciare il mio racconto così.
Era la maledetta prima notte.
Così va meglio. Faceva caldissimo ed ero appena tornata a casa dopo il cinema, ho sempre odiato agosto a Milano ma quell'anno l'ho detestato più del solito, per ovvie ragioni che presto scoprirete. Una e mezza di notte, stanchezza e caldo soffocante, i vestiti mi stavano appiccicati addosso nonostante le due ore passate nella sala climatizzata a vedere un film. L'unica cosa che desideravo era accendere l'aria condizionata e spalmarmi sul letto, invece uno scarafaggio stava passeggiando felice vicino al mio comodino. Nel pomeriggio ne avevo già trovato uno morto vicino al balcone, ma non avevo dato tanto peso a quel fatto, perché faceva davvero caldo e le mie scale di casa sono da sempre abitate da scarafaggi morti e a volte vengono a morire in casa mia, ma finché stanno lì a pancia in su poco mi importa. Quando li trovo vivi è un'altra cosa, si scatena il panico, ovviamente mi fa schifo perfino schiacciarli. In più lo stronzo si era nascosto dietro al comodino e nonostante io lo avessi mosso e avessi estratto i cassetti non riappariva. Stavo quasi per rassegnarmi quando andando in bagno l'ho trovato in corridoio e lì per la prima volta ho inaugurato la mia arma: la ciabatta. Un colpo secco e la bestiaccia era morta, con l'animo risollevato sono andata a dormire.
Il giorno dopo nonostante il caldo soffocante e il sudore che sembrava uscirmi da ogni poro ad ogni movimento ho dato una pulita in giro, poi presa da ansia ho svuotato l'armadio grande, quello dove ci sono le scarpe, giusto per paranoia. L'idea orrenda che gli scarafaggi stessero facendo un covo chissà dove in casa mia iniziava a prendere forma nella mia mente, mia madre che ascoltava le mie ansia al telefono non mi rassicurava. Dopo aver constatato che l'armadio era a posto mi sono tranquillizzata.
Era la maledetta seconda notte.
Uno scarafaggio passeggiava felice nel mio bagno, dopo un moto di disgusto ho estratto dalla fondina la mia arma, ovvero la ciabatta dal piede e l'ho massacrato. Ma non era l'unico, uno mezzo morto attendeva agonizzante in corridoio. Un senso di disgusto e ansia iniziava a diffondersi dentro di me, lasciatemi in pace maledette bestiacce, voglio vivere in un mondo asettico e disinfettato dove non cammina nulla a parte me. La mattina dopo quando ho aperto gli occhi si è formato fulmineo nella mia mente il seguente pensiero: guarda il lato positivo, qualsiasi cosa possa accaderti nella vita, nessuno ti schiaccerà mai sotto una ciabatta.
Dopo di che la mia sanità mentale ha iniziato a vacillare. Nei videogiochi più si vive l'avventura più si fanno punti o si acquisiscono capacità speciali, io guadagnavo psicosi.
Bonus round 1 - sostituzione dell'attività di nutrimento a favore della distruzione dello sporco. Consiste nell'abilità di superare il bisogno di mangiare sostituendolo con il bisogno di pulire qualcosa. Ogni volta che mi veniva fame andavo in cucina e invece che una padella prendevo una spugna e pulivo qualcosa a caso.
Bonus round 2 - la capacità di vedere l'invisibile. Ogni ombra, ogni macchia per terra e soprattutto i miei stessi capelli quando li vedevo svolazzare si tramutavano in scarafaggi minacciosi.
Bonus round 3 - la palla umana. L'unico punto in cui mi sentivo tranquilla era sul divano, raggomitolata.
Quel maledetto terzo giorno gli stronzi si sono palesati anche alla luce, uno sotto al letto e un altro in corridoio, mezzo morto nell'angolo fra la parete e il pavimento. Con mia grande fortuna nel tentativo di ucciderlo l'ho spinto agonizzante sotto al battiscopa, che, ancora più fortunatamente, è l'unico di tutta la casa inspiegabilmente siliconato al muro, quindi impossibile da togliere per estrarre il cadavere dell'orrida bestia.
Era la maledetta terza notte.
Mi rigiravo nel letto guardando la sveglia, il tempo passava inesorabile e non riuscivo a dormire, mi sentivo su una zattera di salvezza che galleggiava su un mare pieno di squali, un passo fuori dalla zattera e mi aspettava il pericolo. Quella notte quando finalmente mi sono addormentata ho sognato insetti di ogni tipo, compreso quello più disgustoso e pericoloso di tutti, un ex fidanzato.
Il mio sistema nervoso ormai era messo a dura prova, non facevo altro che vagare per la casa in preda all'ansia guardando il pavimento con occhi spaventati. Poi è successo l'inaspettato.
Se ne stava lì fermo in mezzo al salotto, l'ennesimo scarafaggio. Ciabatta alla mano e colpo veloce, ormai ero un cecchino, ma quando ho alzato l'arma da terra lui era ancora lì, intatto. Ho sferrato un altro attacco, ma di nuovo lui non moriva, mi sono chiesta se fosse geneticamente modificato per resistere alla morte. D'un tratto ha iniziato a fluttuare nell'aria, muovendo lentamente le zampette, non potevo credere ai miei occhi, lo guardavo ipnotizzata poi ho accusato un mal di testa lancinante e ho sentito delle parole nella mente:
«Ingrata di un'umana» la bestia stava parlando telepaticamente con me, come era possibile? Per un attimo ho pensato di essere sul punto di svenire.
«Noi veniamo qui per proteggere questa casa e tu ci uccidi tutti senza pietà, ma è il modo di fare?»
Con mia sorpresa, gli ho risposto:
«Proteggere?»
«Certo, i nostri antenati, gli scarabei, portavano fortuna e noi siamo la razza più resistente del pianeta, se scoppiasse una bomba nucleare voi morireste tutti e noi sopravviveremmo. Invece moriamo sotto i colpi della tua stupida ciabatta. Voi umani non capite quanto siamo importanti, ci distruggete solo perché siamo brutti. Invece noi portiamo protezione alle vostre case».
Ho sbattuto le palpebre un po' di volte prima di accorgermi che quello che stavo vivendo non era reale ma una specie di allucinazione.
Lo scarafaggio era ancora lì, davanti a me, a terra, morto.
Scarabei, fortuna, protezione, se fosse vero? Se non fosse stata un'allucinazione?
Quel maledetto quarto giorno ho deciso che la mia sanità mentale aveva un prezzo: quello del DDT che mi sono precipitata a comprare al supermercato.


giovedì 16 agosto 2012

Shopping in Milan #4 - agosto!

Riesumiamo, dopo alcuni post seri, il caro vecchio argomento frivolo "Shopping in Milan". Ebbene sì, sono riuscita a spendere soldi anche il 16 di agosto, nonostante il caldo, i negozi chiusi, le finanze che scarseggiano. Prima tappa: la Rinascente. Ci potete credere che nonostante ci fosse una sezione McQ al 50% non ci ho trovato mezza cosa che valesse la pena nemmeno PROVARE? In compenso ho visto un DELIZIOSO cappottino Versace (immancabile nell'armadio della trentenne media milanese) a soli 1.200 euro! Chissà perchè non l'ho comprato! >< Avrei fatto una foto allo splendido capo ma la commessa stava proprio lì davanti come un irritante cane da guardia. E online non trovo un'immagine. Ovvio.
Nella sezione casual, dove inspiegabilmente hanno Tally Weijl, a soli 10 euro (sconto del 70%) c'erano dei carinissimi trench basic che avrei sicuramente preso se non fosse che erano esclusivamente taglia 44 (EUR, non italiana...dire che ci stavo dentro due volte è un eufemismo).
Io e Cinzia, mia compagna di avventure in questo caldo 16 agosto, siamo andate quindi da Alcott, dove pure non saldata la roba te la lanciano addosso a prezzi irrisori. In camerino ho portato:
- giacca trapuntata con applicazioni di anellini sui bordi (25 euro) - ACQUISTATA
- pantaloni bourdeaux super skinny (22 euro - se non si smollano un minimo non piego nemmeno le gambe tanto sono stretti) - ACQUISTATI
- leggings in lycra con stampa finto jeans (8 euro - deliziosi) - ACQUISTATI
- t-shirt con teschio bianco e scritta (discutibile ma nemmeno troppo) Believe in your dreams (8 euro) - ACQUISTATA 
- scarpe decollete open toe con borchie tacco 12 (25 euro - scomode e larghe) - NON ACQUISTATE

Inutile dire che il senso di colpa nonostante tutto mi ha assalito quando a casa ho guardato il conto della banca e mi sono vista privata di 200 euro di shopping che ho fatto in 3 giorni... e ho deciso di non uscire di casa MAI PIU'!

In camerino

ps - ho deciso che ho assolutamente bisogno di una borsa satchel color turchese o verde smeraldo in cui mettere il mio nuovo quaderno di appunti! Se mai uscirò di nuovo di casa!

giovedì 9 agosto 2012

Pensieri vari #7 - c'è sempre una scelta

In questi giorni di vacanza sto facendo molti discorsi fra me e me, mi chiedo le cose e mi rispondo, come se la mia parte razionale stesse dialogando con quella più profonda, che ormai così profonda non lo è più perché dopo anni di meditazione e affini ci mancherebbe che non mi capisco almeno un po'. Cari lettori dovete sapere che da quando ho ripreso a lavorare in un ufficio il mio IO più profondo soffre molto. Non tanto per la limitazione della mia libertà, anche se è uno dei motivi principali, ma soprattutto perché mi sento nel posto sbagliato. Non è più la sicurezza del posto di lavoro che mi fa stare bene, pure se il suddetto lavoro non mi dispiace affatto, anzi, è molto aderente a tanti dei requisiti che desideravo. Ho il pessimo difetto di essere una persona molto insofferente se non faccio esattamente quello che voglio e fatico ad abituarmi ed adeguarmi.
Nei miei ultimi discorsi con me stessa ecco cosa è successo (per comodità chiamerò l'io razionale Flavia e quello inconscio Ambra - e non vi spiego perché ho scelto questo nome)

Flavia "Senti lo so che non ti va di stare lì, quindi puoi anche piantarla di mantenermi in constante stato ansiotico da insofferenza"
Ambra "Ma non è questo quello che vuoi dalla tua vita... "
Flavia "Lo so, ma cosa posso fare? Devo pur guadagnare i soldi quindi o ti fai venire in mente un'idea brillante per guadagnare facendo quello che vogliamo oppure la pianti e finchè non ti viene l'idea si va avanti così"
Ambra "C'è sempre una scelta"

Su quel "c'è sempre una scelta" mi sono soffermata un po' perchè all'inizio non capivo esattamente dove Ambra volesse andare a parare.

Flavia "Posso rifiutare il contratto, ho 3 mesi di autonomia finanziaria e in quel tempo posso sperare che si smuova davvero qualcosa dove abbiamo seminato per tutto l'anno"
Ambra "Devi solo affrontare la paura dell'incognita"
Flavia "E la reazione dei genitori..."
Ambra "Che te ne importa, è la tua vita, mica la loro. Pensare di dire di NO all'ufficio non ti fa stare benissimo?"
Flavia "Sì...solo pensarlo mi fa sentire bene"
Ambra "Quindi?"
Flavia "Quindi...io penserò di farlo, così mi sento bene... però non credo che avrò il coraggio di farlo davvero. In fondo sono solo 3 mesi, magari poi non confermo dopo, intanto mi abituo all'idea e vediamo se finalmente arrivano le risposte che aspettiamo"

E quindi eccomi qui a pensare di poter fare una scelta MOLTO azzardata perché il pensiero che non posso avere altra scelta lo trovo intollerabile. Il punto è che c'è SEMPRE un'altra scelta. Rischiosa magari, folle anche, ma c'è. E mi piace pensare che potrei anche prenderla...

Nel frattempo, sempre sfidando le mie psicosi (ho dei problemi con l'idea di spendere i soldi, soprattutto in questo periodo), mi sono comprata in saldo un paio di nuove converse che volevo da tempo! Se non riesco nemmeno a scegliere di comprare un paio di scarpe figuriamoci a scegliere cosa fare della mia vita.